Ipotiroidismo e ipertiroidismo sono due condizioni di salute caratterizzate da un’alterazione dei livelli di ormoni tiroidei nell’organismo:
- nell’ipotiroidismo, l’attività della tiroide è ridotta e produce meno ormoni tiroidei del necessario;
- nell’ipertiroidismo, invece, l’attività della tiroide è esaltata e produce ingenti quantità di ormoni tiroidei, più del necessario.
Ghiandola endocrina situata nella parte anteriore del collo, la tiroide produce due ormoni: la tiroxina (T4) e la triiodotironina (T3).
L’attività secretoria della tiroide è strettamente correlata all’azione di un altro ormone molto importante, prodotto dall’ipofisi e noto con la sigla TSH, che sta per ormone stimolante la tiroide od ormone tireostimolante.
Approfondiamo insieme, e analizziamo con maggiori dettagli cosa sono ipotiroidismo e ipertiroidismo, quali sono le loro cause e i loro sintomi, come si diagnosticano e quali cure prevedono.
Cos’è l’ipotiroidismo?
Di cosa parliamo in questo articolo
- Cos’è l’ipotiroidismo?
- Cos’è l’ipertiroidismo?
- Quali sono le cause dell’ipotiroidismo?
- Quali sono le cause dell’ipertiroidismo?
- Sintomi di ipotiroidismo
- Sintomi di ipertiroidismo
- Come si distinguono ipotiroidismo e ipertiroidismo: la diagnosi
- Ipotiroidismo e ipertiroidismo: quali sono i valori TSH, T4 e T3
- Come si cura l’ipotiroidismo?
- Come si cura l’ipertiroidismo?
- Domande frequenti (FAQ)
In medicina, si parla di ipotiroidismo quando la tiroide produce una quantità di ormoni inferiore alle esigenze dell’organismo o quando i tessuti su cui agiscono normalmente gli ormoni tiroidei sono più resistenti all’azione di questi.
La presenza di ipotiroidismo ha conseguenze su tutto il corpo, questo perché gli ormoni tiroidei sono implicati in numerosi processi biologici del corpo umano, tra cui:
- regolazione del metabolismo;
- termoregolazione, funzione cardiovascolare;
- motilità intestinale;
- trofismo di pelle e annessi (peli e capelli);
- sviluppo e corretto funzionamento del sistema nervoso centrale;
- funzione renale e riproduttiva;
- assorbimento appropriato di alcuni micronutrienti (es: vitamina B12 e ferro).
Cos’è l’ipertiroidismo?
In medicina, il termine ipertiroidismo identifica la condizione di salute per cui la tiroide è iperattiva, producendo più ormoni tiroidei di quelli realmente necessari all’organismo.
L’ipertiroidismo può considerarsi la condizione opposta all’ipotiroidismo.
Per gli stessi motivi dell’ipotiroidismo, anche l’ipertiroidismo ha ripercussioni su tutto il corpo.
Quali sono le cause dell’ipotiroidismo?
L’ipotiroidismo può essere dovuto a varie cause, tra cui le principali sono le seguenti:
- malattia di Hashimoto (o tiroidite di Hashimoto): è una malattia autoimmune della tiroide, in cui il sistema immunitario della persona, per ragioni ancora non comprese, aggredisce la tiroide, pregiudicandone la funzione. Si tratta di una patologia molto diffusa, soprattutto tra le donne, che insorge generalmente tra i 30 e i 50 anni. La malattia di Hashimoto è una delle principali cause di ipotiroidismo nella popolazione generale;
- carenza di iodio: lo iodio è un minerale fondamentale per la corretta funzionalità della tiroide. In assenza di iodio, la tiroide è incapace di sintetizzare gli ormoni tiroidei e ciò porta all’insorgenza di uno stato di ipotiroidismo;
- tiroiditi non autoimmuni: si tratta di infiammazioni della tiroide non dipendenti da una reazione anomala del sistema immunitario, che riducono l’attività secretoria della ghiandola. In genere, sono dovute a infezioni virali, ma sono di comune riscontro anche nelle donne in gravidanza;
- patologie dell’ipofisi o dell’ipotalamo, tumori benigni compresi: ipofisi e ipotalamo sono due importanti ghiandole endocrine, situate alla base del cervello e strettamente collegate tra loro. L’ipotalamo secerne ormoni di rilascio o di inibizione che stimolano o inibiscono l’attività secretoria dell’ipofisi, la quale gioca un ruolo chiave nel controllare la tiroide e la sua produzione di ormoni tiroidei: è la tiroide, infatti, a produrre il TSH, l’ormone che stimola l’attività della tiroide;
- difetti congeniti della tiroide: sono condizioni presenti alla nascita, che possono caratterizzarsi per la mancanza della tiroide (agenesia), per un suo sviluppo inadeguato (ipoplasia), per un suo posizionamento errato o per una incapacità intrinseca della ghiandola di produrre gli ormoni tiroidei.
L’ipotiroidismo colpisce soprattutto le donne, in particolare quelle della fascia di età over-50 in menopausa.
Tipi di ipotiroidismo
I medici riconoscono l’esistenza di varie forme di ipotiroidismo in base alla sua genesi.
Le due tipologie principali sono l’ipotiroidismo primario e l’ipotiroidismo secondario:
- è considerato primario l’ipotiroidismo derivante da una disfunzione specifica della ghiandola tiroide. Sono esempi di ipotiroidismo primario quelli connessi alla malattia di Hashimoto, alla carenza di iodio o a un difetto congenito della tiroide;
- è secondario, invece, l’ipotiroidismo dovuto a un malfunzionamento dell’ipofisi, la ghiandola endocrina che, tramite la secrezione di TSH (ormone stimolante la tiroide), stimola appunto la tiroide nella sua attività secretoria. Il malfunzionamento dell’ipofisi può essere conseguenza di tumori ipofisari (compresi quelli benigni come gli adenomi), traumi, aneurismi.
Ci sono, poi, l’ipotiroidismo terziario, l’ipotiroidismo subclinico e l’ipotiroidismo iatrogeno:
- è detto terziario l’ipotiroidismo derivante da una disfunzione dell’ipotalamo, la quale, a sua volta, ha ripercussioni sull’ipofisi. Le disfunzioni ipotalamiche possono essere dovute a lesioni della ghiandola o a tumori;
- si definisce subclinico l’ipotiroidismo caratterizzato da alti livelli di TSH, l’ormone stimolante la tiroide prodotto dall’ipofisi, e da livelli tutto sommato normali di ormoni tiroidei. L’ipotiroidismo subclinico è la manifestazione di un’iniziale difficoltà della tiroide nel produrre i suoi ormoni, difficoltà che però il corpo umano riesce ancora a controllare con un maggiore attività dell’ipofisi;
- è iatrogeno l’ipotiroidismo indotto da farmaci o trattamenti medici.
Solo grazie a una corretta diagnosi è possibile stabilire le cause e la tipologia di ipotiroidismo presente nel paziente.
Quali sono le cause dell’ipertiroidismo?
Le principali condizioni e patologie che possono provocare una condizione di ipertiroidismo sono le seguenti:
- malattia di Graves: è una malattia autoimmune, per colpa della quale la tiroide diventa iperattiva. Fattori di rischio per tale malattia sono la familiarità e la presenza di altre malattie autoimmuni;
- noduli tiroidei: sono escrescenze anomale della ghiandola tiroidea, solitamente non cancerose, che possono comportare un’eccessiva produzione di ormoni tiroidei. La presenza di più noduli tiroidei può portare al gozzo (gozzo multinodulare tossico);
- tiroiditi: inizialmente, nella loro primissima fase acuta, le tiroiditi non autoimmuni (come per esempio quelle virali), provocano un rilascio ingente di ormoni tiroidei, con conseguente ipertiroidismo. Dopodiché, compare ipotiroidismo;
- eccesso di iodio: il consumo eccessivo di iodio attraverso la dieta o l’assunzione di integratori può scatenare un’iperproduzione di ormoni tiroidei. Gli eccessi di iodio, inoltre, si possono osservare anche in seguito alla somministrazione dei mezzi di contrasto a base di iodio o dopo l’uso di amiodarone, un farmaco ricco di iodio impiegato contro alcuni disturbi di cuore;
- adenoma ipofisario secernente TSH: si tratta di un tumore benigno dell’ipofisi che comporta un ingente rilascio di ormone stimolante la tiroide (ormone tireostimolante). La naturale conseguenza di ciò è un’ipersecrezione di ormoni tiroidei.
Aumentano il rischio di sviluppare ipertiroidismo una storia clinica di malattie della tiroide (morbo di Graves in particolare), l’appartenenza al sesso femminile, la gravidanza, il fumo, l’età avanzata e il consumo cospicuo di sale iodato.
Sintomi di ipotiroidismo
L’ipotiroidismo può manifestarsi con diversi sintomi e segni, tra cui i seguenti:
- annebbiamento mentale (es: difficoltà di concentrazione, dimenticanze);
- depressione e ansia;
- cute secca e ruvida, e capelli radi e sottili;
- aumento di peso senza motivi;
- intolleranza al freddo;
- nella donna, alterazioni del ciclo mestruale con mestruazioni più frequenti e più abbondanti;
- aumento dei livelli di colesterolo LDL e trigliceridi nel sangue;
- affaticamento e stanchezza ricorrenti (astenia);
- crampi muscolari;
- sonnolenza e letargia;
- raucedine (per l’aumento di volume della tiroide, condizione anche nota come gozzo);
- intorpidimento o formicolio alle mani;
- indolenzimento e debolezza muscolare;
- pallore e anemia;
- costipazione;
- mixedema (accumulo di liquidi e alcune glicoproteine nei tessuti sottocutanei), con conseguente gonfiore, soprattutto a livello del viso e degli arti;
- rallentamento della frequenza cardiaca.
In genere, nell’ipotiroidismo la comparsa dei sintomi è molto lenta.
Se non trattato, può associarsi a varie complicanze, tra cui problemi cardiaci, infertilità, aborto spontaneo e parto prematuro nella donna in gravidanza, e coma mixedematoso. Quest’ultimo è una condizione molto seria, potenzialmente fatale, conseguente al peggioramento del mixedema e alla significativa perdita di funzione di organi vitali come cervello, cuore e reni.
Sintomi e segni dell’ipotiroidismo in età giovanile
In età prenatale e in quella infantile, la presenza di ipotiroidismo è responsabile di alterazioni gravi e irreversibili dello sviluppo corporeo (crescita lenta e nanismo ipofisario) e di quello cerebrale (cretinismo).
Durante gli anni della pubertà, inoltre, comporta il ritardo dello sviluppo sessuale.
Sintomi di ipertiroidismo
Anche l’ipertiroidismo può manifestarsi con diversi sintomi, tra i quali figurano i seguenti:
- tachicardia e palpitazioni;
- aumento della pressione arteriosa;
- tremori (es: alle mani);
- sensazione di ansia, nervosismo e irritabilità;
- perdita di peso nonostante un aumento dell’appetito;
- evacuazioni più frequenti e/o diarrea;
- aumento della sudorazione e intolleranza al caldo;
- perdita dei capelli o capelli fragili;
- disturbi del sonno (es. insonnia);
- alterazioni del ciclo mestruale con mestruazioni più leggere o saltate;
- ingrossamento del collo per effetto del gozzo;
- occhi sporgenti (esoftalmo o proptosi).
I sintomi dell’ipertiroidismo possono comparire in modo lento e graduale oppure improvvisamente.
Se non curato, l’ipertiroidismo può associarsi a diverse complicanze, tra cui problemi di cuore (fibrillazione atriale e scompenso cardiaco congestizio), maggiore probabilità di rischio ischemico e osteoporosi, infertilità.
Inoltre, sempre in caso di mancato trattamento (o trattamento inadeguato) è possibile, seppur raramente, il verificarsi di una condizione molto pericolosa, una vera emergenza medica dai potenziali effetti letali, chiamata tempesta tiroidea o crisi tireotossica, in cui la tiroide, in seguito un forte stress a carico dell’organismo (es: gravi infezioni, interventi chirurgici, reazioni avverse a farmaci, traumi) rilascia un elevato numero di ormoni tiroidei in un brevissimo lasso di tempo.
Come si distinguono ipotiroidismo e ipertiroidismo: la diagnosi
La raccolta dei sintomi, l’esame obiettivo e l’anamnesi possono fornire indicazioni importanti, ma sono gli esami del sangue mirati alla quantificazione di TSH e ormoni tiroidei (T3 e T4) a verificare la presenza di queste condizioni.
A completamento diagnostico, a seconda dei casi, il medico può richiedere anche:
- ecografia della tiroide: chiarisce le condizioni di salute della tiroide e permette di rilevare eventuali noduli;
- esami del sangue per la ricerca di autoanticorpi: sono cruciali nella diagnosi di tiroidite di Hashimoto e morbo di Graves;
- scintigrafia tiroidea: fornisce importanti informazioni funzionali in merito alla tiroide e agli eventuali noduli tiroidei.
Una diagnosi accurata e precisa è fondamentale per la pianificazione del trattamento più adeguato.
Ipotiroidismo e ipertiroidismo: quali sono i valori TSH, T4 e T3
In linea generale, in presenza di ipotiroidismo, gli ormoni T4 e T3 sono bassi, mentre il TSH è elevato, a conferma che l’ipofisi sta lavorando di più per compensare la penuria di ormoni tiroidei.
In caso di ipertiroidismo, invece, si verifica il contrario: T4 e T3 sono elevati, mentre il TSH è basso, a conferma che la tiroide è molta attiva e sta frenando l’attività dell’ipofisi.
Come si cura l’ipotiroidismo?
Il trattamento classico è la terapia ormonale sostitutiva a base di levotiroxina esogena, un farmaco capace di sostituire gli ormoni tiroidei che la ghiandola tiroide non produce a sufficienza.
Assunta al mattino ogni giorno, la levotiroxina permette di stabilizzare i livelli ormonali di interesse ed eliminare i sintomi dell’ipotiroidismo.
All’inizio del trattamento, potrebbero essere necessari alcuni tentativi per trovare il dosaggio di levotiroxina più corretto: grazie al monitoraggio degli ormoni tiroidei e del TSH attraverso gli esami del sangue preposti, il medico riesce a individuare la dose adeguata alle esigenze del paziente.
Salvo non sia dovuto a una condizione curabile/risolvibile o autolimitante (es: tiroidite virale), l’ipotiroidismo dura tutta la vita e, proprio per questo, impone una terapia a lungo termine, destinata a durare per l’intera esistenza. La classica situazione che descrive quanto appena detto è la presenza della tiroidite di Hashimoto, che è una malattia incurabile, responsabile di una forma di ipotiroidismo primario.
A ogni modo, una terapia adeguata e continuativa permette di condurre una vita normale e sana, e di evitare condizioni pericolose come il mixedema.
Dopo quanto tempo fa effetto la terapia ormonale sostitutiva?
Il trattamento con levotiroxina comincia a stabilizzare i livelli di ormoni tiroidei fin dalle prime somministrazioni.
Tuttavia, per vedere un miglioramento nei sintomi, bisogna attendere almeno un paio di settimane.
Come si cura l’ipertiroidismo?
Esistono varie opzioni di trattamento. La scelta tra queste dipende fondamentalmente dalla causa dell’ipertiroidismo.
Nei dettagli, tra le terapie disponibili figurano:
- farmaci antitiroidei, come il metimazolo e il propiltiouracile: questi medicinali bloccano la capacità della tiroide di produrre ormoni tiroidei. L’intervento farmacologico rappresenta la strategia più impiegata, che riesce a correggere la funzionalità alterata della tiroide solitamente entro 2-3 mesi e a migliorare i sintomi nell’arco di pochi giorni o settimane;
- terapia con iodio radioattivo: attuato con compresse, questo trattamento introduce nell’organismo del paziente iodio radioattivo, il quale, dopo aver raggiunto la tiroide, emette radiazioni che danneggiano e distruggono selettivamente le cellule della tiroide. Può trovare impiego in presenza di ipertiroidismo dovuto a noduli tiroidei o a tumori dell’ipofisi secernenti TSH. Alla conclusione di questa terapia e curato l’ipertiroidismo, la maggior parte dei pazienti necessita di una terapia a base di levotiroxina, per mantenere normali i livelli di ormoni tiroidei;
- chirurgia asportativa: prevede la rimozione totale o parziale della tiroide (tiroidectomia), allo scopo di abbattere l’iperproduzione di ormoni tiroidei. Sebbene efficace, la chirurgia presenta l’inconveniente di causare spesso una forma di ipotiroidismo cronico, per il quale serve una terapia a base di levotiroxina a lungo termine.
Ricordiamo agli iscritti che i Piani Sanitari del Fondo Sanimoda prevedono, nell’ambito dei grandi interventi chirurgici, la copertura delle spese sostenute per: tiroidectomia completa, tiroidectomia retrosternale, tiroidectomia retrosternale parziale e tiroidectomia retrosternale completa. Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il sito web, qui.
Nei soggetti con disturbi cardiaci (tachicardia, palpitazione ecc.) connessi alla presenza di ipertiroidismo, è indicata anche una terapia a base di beta-bloccanti, farmaci che servono proprio per normalizzare il ritmo cardiaco.
Curare adeguatamente l’ipertiroidismo è molto importante, in quanto previene fastidiose e, in alcuni, anche gravi complicanze.
Ma l’ipertiroidismo si può curare?
Se è dovuto a condizioni curabili/correggibili o autolimitanti, l’ipertiroidismo è un disturbo dal quale si può guarire.
Se, invece, è conseguenza di condizioni non curabili (es. morbo di Graves), è un patologia con cui il paziente deve imparare a convivere e per quale deve seguire una terapia farmacologica a lungo termine, per tutta la vita.
Domande frequenti (FAQ)
Ipotiroidismo e ipertiroidismo sono condizioni caratterizzate da un’alterazione dei livelli di ormoni tiroidei (tiroxina T4 e triiodotironina T3) prodotti dalla tiroide. Nell’ipotiroidismo, l’attività della tiroide è ridotta e produce meno ormoni del necessario. Nell’ipertiroidismo, invece, l’attività della tiroide è eccessiva e ne produce più del necessario. Sono considerate condizioni opposte.
Gli ormoni tiroidei sono fondamentali e implicati in numerosi processi biologici cruciali per il corpo umano. Questi includono la regolazione del metabolismo, la termoregolazione, la funzione cardiovascolare, la motilità intestinale, il trofismo di pelle e capelli, lo sviluppo del sistema nervoso centrale, e le funzioni renali e riproduttive.
Le cause più comuni di ipotiroidismo includono la malattia di Hashimoto, una patologia autoimmune che compromette la funzione tiroidea. Altre cause sono la carenza di iodio, le tiroiditi non autoimmuni (spesso virali o in gravidanza), patologie dell’ipofisi o dell’ipotalamo (inclusi tumori benigni), e difetti congeniti della tiroide.
Sì, i medici riconoscono diverse forme di ipotiroidismo. I due tipi principali sono l’ipotiroidismo primario, dovuto a una disfunzione diretta della tiroide (es. Hashimoto, carenza di iodio, difetto congenito), e l’ipotiroidismo secondario, causato da un malfunzionamento dell’ipofisi che non stimola adeguatamente la tiroide tramite il TSH. Esistono anche forme terziarie, subcliniche e iatrogene.
Le condizioni che più spesso causano ipertiroidismo includono la malattia di Graves, una patologia autoimmune che rende la tiroide iperattiva. Altre cause sono i noduli tiroidei che producono ormoni in eccesso, le tiroiditi (nella loro fase acuta iniziale), l’eccesso di iodio (da dieta, farmaci come l’amiodarone o mezzi di contrasto), e l’adenoma ipofisario secernente TSH.
I sintomi dell’ipotiroidismo di solito compaiono lentamente e possono includere annebbiamento mentale, depressione, cute secca, capelli radi, aumento di peso immotivato e intolleranza al freddo. Altri segni comuni sono affaticamento, sonnolenza, crampi muscolari, costipazione, rallentamento della frequenza cardiaca e, nelle donne, alterazioni del ciclo mestruale.
L’ipertiroidismo può manifestarsi gradualmente o improvvisamente con sintomi come tachicardia, palpitazioni, aumento della pressione, tremori, ansia, nervosismo e irritabilità. Altri segni includono perdita di peso nonostante aumento dell’appetito, diarrea, aumento della sudorazione, intolleranza al caldo, disturbi del sonno e, in alcuni casi, occhi sporgenti (esoftalmo).
La diagnosi si basa sulla raccolta dei sintomi, l’esame obiettivo e l’anamnesi, ma è confermata principalmente dagli esami del sangue che misurano i livelli di TSH, T3 e T4. Nell’ipotiroidismo, T4 e T3 sono bassi e TSH elevato; nell’ipertiroidismo, T4 e T3 sono elevati e TSH basso. Ecografia, ricerca di autoanticorpi e scintigrafia tiroidea possono completare la diagnosi.
Il trattamento standard per l’ipotiroidismo è la terapia ormonale sostitutiva, che prevede l’assunzione quotidiana di levotiroxina esogena. Questo farmaco rimpiazza gli ormoni che la tiroide non riesce a produrre a sufficienza, stabilizzando i livelli ormonali e alleviando i sintomi. La terapia è generalmente a lungo termine, spesso per tutta la vita, permettendo una vita normale e sana.
Il trattamento dell’ipertiroidismo dipende dalla causa e può includere farmaci antitiroidei (come metimazolo e propiltiouracile) che bloccano la produzione ormonale. Altre opzioni sono la terapia con iodio radioattivo, che distrugge le cellule tiroidee iperattive, o la chirurgia asportativa (tiroidectomia). Per i sintomi cardiaci, possono essere prescritti beta-bloccanti.
L’ipertiroidismo può essere curato se causato da condizioni risolvibili o autolimitanti. Tuttavia, se deriva da patologie non curabili, come il morbo di Graves, è una condizione con cui il paziente deve imparare a convivere. In questi casi, è necessaria una terapia farmacologica a lungo termine, spesso per tutta la vita, per gestire la patologia e prevenire complicanze.